Alessandro Barison, Socio e Consigliere Delegato di Emme Italia, è stato confermato nel Direttivo della Delegazione Veneto e Trentino Alto Adige di ADI, Associazione per il Disegno Industriale.
Per ADI VTAA si occuperà in particolare dei rapporti istituzionali con il territorio padovano e dei progetti di comunicazione della Delegazione. Riportiamo l’intervista ad Alessandro Barison a cura di Alice Debianchi, assistente alla comunicazione per ADI VTAA.
Qual è la tua professione?
Sono imprenditore e designer: mi occupo in particolare di gestione commerciale e design all’interno della mia azienda, Emme Italia, una piccola impresa familiare che produce arredi metallici tecnici per l’ufficio, la scuola e il contract.
Coordino inoltre le attività dell’archivio storico aziendale, costituito principalmente da oggetti e documenti legati alla storia del tecnigrafo e degli arredi per l’ufficio. Al materiale raccolto da mio padre negli anni ’70 e ’80 si è aggiunto negli anni successivi altro materiale legato soprattutto alla storia della nostra azienda.
Infine, mi occupo di didattica, formazione e ricerca all’interno del collettivo DesignForYou, collaborando con enti, istituzioni, aziende e professionisti nello sviluppo di progetti di design management e di branding.
Quando hai conosciuto l’Associazione?
Il mio primo contatto con ADI è avvenuto molti anni fa nel corso di un incontro di presentazione delle attività dell’Associazione presso l’istituto SID – Scuola Italiana Design di Padova in cui studiavo.
Mi sono iscritto nel 2010 ma sono diventato maggiormente attivo dal 2012 e ho iniziato il mio percorso all’interno del Direttivo VTAA assieme a Silvia Sandini nel 2016.
Grazie ad ADI ho avuto la possibilità di ampliare la mia rete di contatti e di valorizzare la mia professionalità.
Perché essere soci ADI?
Essere iscritti all’Associazione permette di maturare relazioni privilegiate con professionisti, enti, istituzioni e aziende, favorendo nuovi contatti in un contesto molto autorevole.
Fare parte dell’ADI per me significa avere oggettivamente un osservatorio privilegiato sull’eccellenza produttiva e progettuale nazionale ed internazionale, capace di fornire uno sguardo puntuale sul mercato futuro.
I soci ADI possono inoltre usufruire di una piattaforma di servizi e di strumenti che agevolano il rapporto tra impresa e mondo del design.
Che cosa dobbiamo aspettarci dall’ADI VTAA in futuro?
Nel 2016 il focus del precedente Direttivo era concentrato nel consolidare e rinnovare i rapporti umani e professionali del territorio, oggi il nuovo Direttivo deve proseguire su questa strada utilizzando la comunicazione digitale per diffondere la cultura del progetto e farsi autorevole portavoce delle eccellenze che il “sistema design” locale e nazionale sanno esprimere.
La qualità della vita e la sostenibilità sono paradigmi sempre più imprescindibili. In questo contesto l’ADI può recitare un ruolo da protagonista per valorizzare il settore del design, capace di analizzare il momento storico in cui viviamo e di sviluppare nuove strategie per affrontare il futuro.
Quali sono le tue aspettative?
Mi auspico una maggiore attenzione verso l’evoluzione delle professioni legate al design, come ad esempio i neodiplomati e neolaureati che si affacciano al mondo del lavoro, le piccole aziende artigiane, i makers, i progettisti che operano in azienda a vario titolo come collaboratori o dipendenti; sono figure poco considerate o non inquadrate nelle attività dell’Associazione e che meriterebbero più spazio.
Non bisogna inoltre dimenticare l’importanza del legame con il territorio: abbiamo bisogno di discutere di design in modo aperto e inclusivo coinvolgendo anche i non iscritti ad ADI.
Qual è il tuo ruolo all’interno della parte relazionale dell’ADI VTAA?
Metto a disposizione del Direttivo e dell’Associazione la mia esperienza nelle dinamiche che caratterizzano le piccole-medie imprese e le filiere produttive del nord-est, in particolare del settore dell’arredo.
Sono testimone del fatto che il design non è uno strumento esclusivo, può entrare anche nelle piccole aziende e dare nuovo slancio al patrimonio intangibile presente in qualsiasi impresa, indipendentemente da aspetti quantitativi come dimensioni e fatturato. Voglio quindi sostenere e condividere la diffusione del design come strumento di crescita con le imprese e i professionisti del territorio.
Metto a disposizione, inoltre, le mie capacità di analisi dei processi di mercato e della comunicazione come strumento quotidiano di relazione e condivisione del proprio lavoro.
Consideri l’ADI un mezzo di interazione culturale e multidisciplinare?
L’Associazione è autorevole espressione di una filiera di professionisti, istituzioni, aziende e università. Attraverso l’ADI Design Museum, l’ADI Design Index, il Compasso d’Oro e le attività territoriali delle Delegazioni, ha la possibilità di innescare la dialettica necessaria a coinvolgere le istituzioni e la collettività nella visione di un nuovo paradigma per il “settore design”.
La partecipazione attiva dei Soci diviene quindi un elemento fondamentale per stimolare un confronto propositivo sul futuro della nostra società e per realizzare progetti dedicati alla diffusione culturale e alla formazione continua.